MOSTRA: TUTTO ERA UN CAOS – Il Menocchio di Alberto Magri
Un percorso artistico
Il mugnaio friulano Domenico Scandella detto Menocchio, accusato di eresia e finito sul rogo dell’Inquisizione nel 1599 a Portogruaro per avere manifestato apertamente delle idee allora ritenute sovversive, inerenti la morale e il libero pensiero, rivive in queste sale attraverso le opere del pittore ed illustratore pordenonese Alberto Magri.
L’interesse per il mugnaio di Montereale da parte dell’artista già nel 2005 ha dato come esito Il pensiero e il rogo, un video che originariamente s’intitolava Tutto era un caos in riferimento al concetto di Creazione su cui Menocchio si esprimeva in opposizione al clero di allora.
Da qui il nome di questa mostra che intende rendere omaggio al percorso creativo ultradecennale di Alberto Magri ed alla sua approfondita ricerca espressivo-iconografica, ispirata alla figura straordinaria di Menocchio e sostenuta poi negli anni dall’omonimo Circolo culturale di Montereale.
In questa mostra sono esposti al pubblico per la prima volta quasi un centinaio di lavori, tra schizzi, illustrazioni, dipinti, sculture, un libro e un video. Una ricca produzione da cui si evince come Magri abbia interpretato con grande sensibilità ed acutezza la vita del mugnaio, il bambino, il lettore, l’eretico e l’inquisizione, un’esistenza tormentata in un ambiente in cui prevale l’idea di un Creato incombente, oscuro, materico, evocato dagli elementi primordiali aere, terra, aqua et foco cari a Menocchio ed alla sua cosmogonia, caratterizzata da forti richiami al mondo naturale, quello che Alberto mostra di amare oltre misura.
A tanti anni di distanza da Il pensiero e il rogo, nelle opere successive, l’artista arricchisce di nuovi elementi il carattere multiforme del personaggio Menocchio le cui sfaccettature, sempre nuove, recano l’impronta indelebile di Magri che attraverso una sorta di transfert sembra assegnare a questo spirito anticipatore il ruolo di andare avanti e di andare oltre grazie al suo “cervel sutil” dotato di un acume che lo porta ad interrogarsi cercando di capire il mondo ed il senso della vita.
Questa scelta di costruire un rilevante immaginario sul mugnaio di Montereale per Alberto diventa l’occasione per recuperare alla conoscenza una tranche di storia locale sconosciuta ai più e per operare una sorta di proselitismo artistico, volto al coinvolgimento di chiunque abbia l’interesse e la passione di aggiungere qualcosa per risvegliare l’uno, i nessuno, i centomila “menocchi” che albergano in ogni individuo dando spazio alla realizzazione di progetti fantasiosi e lungimiranti che indichino la strada per la verità, quella che a quest’affascinante personaggio costò la vita.
Prof.ssa Giovanna Calvo Di Ronco
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